Note capp.21-30

Capitolo 21

Il titolo è tratto dalla canzone Fight Test del gruppo The Flamin’ Lips. “The strange design of conscience” è “lo strano design/struttura della coscienza”.

Oakland è una cittadina della California, piuttosto rilevante come dimensioni e popolazione, e sta a 8 km da Berkeley (14 minuti di macchina secondo Google Maps).

Il RISD (= Rhode Island School of Design) è “un’università privata di belle arti e design situata a Providence, nel Rhode Island” [thanks wikipedia].

Charlton Heston è forse l’attore più famoso del genere colossal degli anni ’50-’60. In originale, TJ nelle battute precedenti non parla di “colossal biblico”, ma di “film alla Cecil B. Demille“, regista e produttore americano (che diresse, appunto, numerosi peplum; date un’occhiata a wikipedia per capire che intendo).

La battuta su Lebowski è un riferimento a questa scena del film dei fratelli Coen Il grande Lebowski.

Visto che la scena con TJ e Amal in macchina, soli, in una strada buia sembrava suggerire un qualche tipo di sviluppo romantico, l’autrice ha provato a immaginare una svolta in tale senso. Non credo serva la traduzione, ma il succo è che TJ prova a convincere Amal a tornare alla guida e cercare un hotel; ma Amal ha davvero troppo, troppo sonno…

 

Capitolo 22

Il titolo viene dalla canzone Big Mistake, di Tim Fite (tratta dall’album Fair Ain’t Fair) che recita “Timing is everything if you got nothin’ but time / And a lie don’t mean nothin’ if nobody knows when you’re lying”; “Se non hai altro che tempo, il tempismo è tutto / E una bugia non vuol dire niente se nessun sa quando menti”.

Il Mexico indicato nel cartello di pagina 3 non è il Messico, bensì una cittadina del Missouri. TJ e Amal stanno seguendo grosso modo il tragitto della Interstate 70, per cui si trovano ad un certo punto con Kansas City alle spalle, Mexico a sinistra (cioè a nord), Fulton e Jefferson City a destra (cioè a sud), e St. Louis poco più in là.

 

Capitolo 23

Il titolo, “Un americano a Parigi”, viene dalla canzone omonima dei The Ottoman Empire, che a sua volta è ispirata all’opera sinfonica di George Gershwin (da cui venne anche tratto il musical).

La Goodwill Industries è una gigantesca organizzazione che si occupa di beneficienza a vari livelli; quello a pagina 1 è un super-magazzino dell’usato.

La canzone che TJ canta a pagina 5 è C’est Moi, dal musical Camelot, di Alan Jay Lerner e Frederick Loewe.

Nelle prime vignette di pagina 8, TJ in originale dice “I’m a maniac / a maniac on the floor”. Si tratta non solo di un chiaro riferimento a Flashdance, la cui canzone più celebre è appunto Maniac on the Floor, ma anche di un’espressione praticamente intraducibile in italiano: “a maniac on the floor” è una persona che si scatena sulla pista da ballo, una “maniaca” della danza.

 

Capitolo 24

“Well Alleluja” (“Beh, Alleluja”) è un verso della canzone Optimist vs. The Silent Alarm, tratta dall’album Vs. Children del gruppo Casiotone for the Painfully Alone.

A pagina 6, la vignetta con il cartello stradale indica che fra i due dialoghi ci sono ore di scarto, non semplici minuti. Dopo St. Louis, Amal è tornato sulla I-70, ma arrivato ad un certo punto (vicino, in linea d’aria, con Louisville), decide di imboccare la E-64 e puntare a sud verso il Kentucky. Nello schizzo di fine i capitolo, i due si trovano appunto a Winchester.

Il parco nazionale delle Smoky Mountains si trova tra il Tennessee e la Carolina del Nord, a sud-est di Winchester.

 

Capitolo 25

“I know what to call you know” significa “Ora so come chiamarti”, ed è un verso della canzone Mama Wolf, di Devendra Banhart. Che ha davvero una melodia stupenda.

La strada dove Amal guida a passo di lumaca è una di quelle che attraversa il Parco Nazionale Shenandoah, in Virginia.

Non sono per niente sicura che in italiano si dica “osteologo”; sostanzialmente, il padre di TJ è un bioarcheologo specializzato in ossa. Dire “bioarcheologo” in italiano avrebbe suggerito un ambito completamente diverso da quello medico, motivo per cui mi sono permessa di inventare la traduzione.

 

Capitolo 26

Il titolo “Deep Greens and Blue” (“blu e verde intensi”) è tratto dalla canzone Sweet Baby James, di James Taylor.

Amal dice “si sta facendo buio”, e TJ risponde citando Bob Dylan; in inglese, la battuta di Amal (“it’s getting too dark to see”) sembra tratta paro paro da Knockin’ on Heaven’s Door, motivo per cui TJ è ispirato a mettersi a cantare: “It’s getting dark, too dark to see / I feel I’m knockin’ on Heaven’s door” [Si sta facendo buio, non si vede più niente / Mi sembra di bussare alla porta del paradiso].

Hagerstown è una cittadina del Maryland; TJ e Amal si stanno avvicinando alla costa – e al termine del viaggio.

Inizialmente, invece di uscire dall’hotel, TJ doveva addormentarsi insieme ad Amal; questa era la scena immaginata dall’autrice.

 

Capitolo 27

Il titolo, “Boys of Melody”, viene dalla canzone omonima degli Hidden Cameras, e si puà tradurre come “ragazzi/fanciulli della melodia”.

 

Capitolo 28

Per una volta, il titolo non è tratto da una canzone, bensì da una poesia (molto sensuale) del poeta americano e.e. cummings, I like my body when it’s with your. Potete leggere qui la versione completa americana, e qui ascoltare la traduzione “ufficiale” italiana recitata a Radio Capital.

Vanna White è la presentatrice storica de La ruota della fortuna versione americana – un po’ come il nostro Mike Buongiorno. E non ha ancora nemmeno sessant’anni.

 

Capitolo 29

Il titolo è tratto dalla canzone Starlings, dall’album The Seldom Seen Kid degli Elbow. “A Cloud of Starlings” si può tradurre con “una nuvola di storni” (per chi non lo sapesse, è un uccellino).

 

Capitolo 30

Di nuovo una canzone degli Elbow, sempre dall’album The Seldom Seen Kid: “my sorry name” si può tradurre con “il mio povero nome”, ed è tratto da Mirrorball.

Il ritmo circadiano è quello che di solito chiamiamo “ciclo sonno-veglia”, ma a tradurlo così non avrebbe funzionato la battuta.